Boia chi molla

02Giu08

Sono articoli piuttosto vecchi e me ne scuso… ma, anche in questo caso, ritengo che una breve riflessione sia d’obbligo. Partiamo dalle dichiarazioni di Maroni dal palco di Pontida. La fonte è Repubblica, organo di stampa del PD, e quindi non val la pena diffondersi sulla forma.

“Ci accusano di essere diventato un paese razzista e xenofobo – ha proseguito – Sono palle di chi non vuole accettare il fatto che con noi al governo la musica è cambiata”. “Noi – ha sottolineato Maroni – non molleremo mai, non arretreremo di un millimetro sulla sicurezza e sul federalismo perché queste sono le nostre battaglie, una battaglia di civiltà prima ancora che politica”. “Vinceremo la resistenza dei magistrati – ha messo ancora in guardia il ministro – che hanno già detto che non applicheranno la legge sull’immigrazione clandestina. Così non va bene, i magistrati devono applicare la legge”.

Li accusano. Poveretti. Chi li accusa? Di certo qualche esaltato estremista che non ha compreso l’intrinseco valore della giustappossizione di due parole in sé innocue: tolleranza-zero. Una battaglia di “civiltà” la chiama Maroni, richiamando quello “scontro di civiltà” che anni fa ci portò sull’orlo d’una crisi diplomatica globale. Chi si permette di contestare tanta real-politik? Qualche magistrato al soldo dell’oscuro potere demo-pluto-bolscevico?

No. Il Cardinal Bagnasco. Questo comunista discromico che ha scambiato il rosso per porpora. La fonte è El Pais (link all’articolo), ma le parole sono quelle dell’arcivescovo di Genova. Bagnasco parla delle migrazioni come di un “fenomeno di dimensioni globali, emblematico per la nostra epoca”, cui è necessario rispondere “ponendo in primo piano il rispetto dei diritti della persona, che altro non è se non un dovere di civilità”. La civiltà. Quale civilità? Quella che Maroni vuol difendere con la “tolleranza zero”? E il cardinale non si ferma qui: “molti immigrati con le loro famiglie”, prosegue Bagnasco, “sono entrati in centri di reclusione considerati inizialmente come misure di emergenza, ma tramutatisi poi in ghetti inaccettabili”. Queste parole, pronunciate a pochi giorni dalla morte di Hassan Nejl nel Cpt di Torino sembrano segnalare – neanche troppo velatamente – una volontà della Chiesa di non avallare in tutto e per tutto la politica dei Difensori della Croce. Con buona pace di Monsignor Biffi.

Quei socialisti senza-dio del Pais non mancano di collegare le dichiarazioni di Bagnasco alla deriva squadrista che ha iniziato a dilagare nella Capitale. E qui mi corre l’obbligo di rimandare ad un articolo del solito Daily Telegraph, il quale – contrariamente a quanto possa sembrare – non è la versione britannica di Repubblica (cito da Wikipedia – “61% of Telegraph readers support the Conservative Party”). Il corrisondente da Roma Malcolm Moore (link all’articolo) ci dice che la violenza di stampo fascista che congiunge la morte di Nicola Tommasoli a Verona, il raid del Pigneto, e in ultimo, gli attacchi fascisti all’Università La Sapienza, non nasce da pura coincidenza: “many Italians” scrive Moore, “blame Silvio Berlusconi’s government for fostering a climate of hate, intolerance and xenophobia” (molti italiani accusano il governo di Silvio Berlusconi di alimentare un clima di odio, intolleranza e xenofobia).

“Non molleremo mai”, dice Maroni. Già… boia chi molla.



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